Articolo a cura di Daniele e Luca di Sempre al Verde
nella foto un prato in Gramigna: di Luigi Pinna
LA GRAMIGNA NEL PRATO:
AMICA O NEMICA?
INTRODUZIONE ALLE MACROTERME
La nostra Penisola, come d’altronde il resto del mondo, è sempre più investita dai cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature e la crisi idrica, sono fattori ormai che dobbiamo tener d’occhio.
Effettuare un cambio radicale, verso la coltivazione delle specie macroterme, è una valida alternativa, per ridurre il consumo idrico, senza dover rinunciare ai benefici ambientali del tappeto erboso.
Per far fronte a ciò, gli studiosi hanno rivolto il loro sguardo verso zone con condizioni ambientali più simili alle nostre ed in particolare agli stati del Nord America. Questi paesi rientrano nella cosiddetta zona di transizione (“Transition Zone”), ove l’impiego di specie macroterme è molto diffuso.
Sono essenzialmente costituite da graminacee, appartenenti alle sottofamiglie delle Panicoideae ed Eragrostideae.
Il loro ciclo vegetativo, è opposto a quello delle microterme e mostrano la loro bellezza a partire dalla tarda primavera e per tutta l’estate. Il range di temperatura varia dai 24° C ai 32 ° C per lo sviluppo radicale mentre, per la crescita della parte aerea (stoloni, culmi e foglie), necessitano di temperature comprese tra i 28° C e 37° C , circa. Dopo l’estate, vanno in dormienza e assumono la classica colorazione paglia, o bionda, conferendo al prato un aspetto distintivo. Questa tonalità calda è il risultato della ritirata della clorofilla durante la dormienza invernale, in quanto la fotosintesi si blocca e quindi la produzione di clorofilla, responsabile del colore verde delle foglie, viene meno.
Le macroterme, vengono definite C4, perché hanno un ciclo fotosintetico avente 4 atomi di carbonio (acido oxalacetico) che gli permette di utilizzare elevati livelli di luminosità, anche quando chiudono gli stomi e di utilizzare un minor fabbisogno idrico (dovuto anche alla maggior profondità dell’apparato radicale).
Sono quindi specie perfette per chi abita in zone con estati molto calde, ma soprattutto, con inverni miti e non troppo freddi, poiché alcune specie di macroterme potrebbero anche soccombere con temperature costanti e prolungate sotto lo zero.
Visti quindi, i continui cambiamenti climatici di cui è interessata la nostra penisola, l’impiego delle specie macroterme per la per la formazione di tappeti erbosi è in continua crescita.
In Italia vengono impiegate alcune specie macroterme, sotto le più comuni:
- Bermudagrass (cynodon dactylon)
- Zoysia
- Paspalum vaginatum
- Stenotaphrum Secundatum (detto anche gramignone)
- Dichondra Repens
In questo caso, andremo ad approfondire la specie Bermudagrass e cioè la classica GRAMIGNA COMUNE (cynodon dactylon).
GRAMIGNA: CYNODON DACTYLON
Le specie del genere Cynodon Dactylon, sono forse le macroterme più diffuse al mondo per la formazione di tappeti erbosi, conosciute con il nome di gramigna.
Sono specie originarie delle zone dell’oceano Indiano, Eurasia e del corno d’Africa.
Sono caratterizzate dalla presenza di stoloni e rizomi e per questo hanno un’alta capacità di colonizzare il terreno, formando un tappeto denso, il che rende difficile l’insediamento di specie infestanti e ciò si può tradurre anche, nella possibile riduzione del consumo di erbicidi.
Si adatta in modo particolare ai terreni sabbiosi (a volte anche argillosi ma non troppo compatti, poichè teme molto il ristagno) e in condizioni di pH variabile da 5,5 a 7,5. E’ caratterizzata da una eccezionale resistenza al caldo, alla siccità e al calpestio (vengono infatti spesso utilizzato nell’ambito sportivo). Per contro, la sua tolleranza alle condizioni di ombreggiamento è molto scarsa, dove spesso si dirada.
Quindi, e’ bene scegliere con cura la zona dove insediare la Cynodon, che deve ricevere almeno 8 ore di luce diretta senza ombreggiamento.
Lo stolone è il fusto e cioè l’organo che sostiene la pianta. E’ appiattito, liscio e solitamente curvo e radicato ai nodi. Ha un portamento prostrato e cioè cammina in parallelo al terreno, contribuendo alla rigenerazione veloce della specie e per questo motivo, l’altezza di taglio deve essere bassa.
Invece il rizoma, cammina nella zona al disotto del profilo del terreno (ipogeo) e la sua funzione principale è quella di accumulare le riserve nutrizionali, che la pianta potrà attingere nei periodi in cui ne avrà bisogno e di resistere nelle situazione di stress abiotici e biotici.
Comune a tutto il genere Cynodon è la modalità di sviluppo delle lamine fogliari: sugli steli vengono prodotti degli internodi molto lunghi alternati a internodi più corti. Questa caratteristica dà l’impressione che da un singolo nodo, possano provenire più lamine.
La crescita dei rizomi e delle radici incrementa sostanzialmente solo con temperature superiori a 15-20°C con optimum tra i 25 e 35°C .
SEMINA e PROPAGAZIONE DELLA GRAMIGNA
La gramigna, si può riprodurre per seme, zolle (prato pronto), stoloni e microplugs.
Da alcuni anni, ad esempio, sono disponibili sul mercato varietà selezionate di cynodon dactylon da seme, con caratteristiche estetiche molto performanti.
Si raccomanda la semina in tarda primavera o inizio estate e il dosaggio di semina varia dai 12 ai 15 gr al mq, essendo il seme molto piccolo.
Dopo aver accuratamente preparato e livellato il terreno, si consiglia di non seminare incrociando i passaggi, ma facendo un passaggio unico e quando le temperature del terreno non sono al disotto dei 18/20 gradi.
LE TECNICHE DI PROPAGAZIONE: SELEZIONI IBRIDE
Le selezioni ibride delle essenze di cynodon dactylon (Cynodon transvaalensis la più utilizzata), richiedono l’uso di tecniche di propagazione vegetativa che sostituiscano la riproduzione della specie per seme. Tali tecniche sono essenzialmente costituite dall’utilizzo di una porzione vegetativa della pianta, solitamente stoloni e rizomi, oppure di zolle più o meno grandi oppure ancora di singole piantine pre radicate.
La semina tramite stoloni, prelevati da piante madri, può essere semplicemente fatta a mano oppure mediante appositi macchinari (frangizolle). In entrambi i casi, lo stolone, viene successivamente interrato meccanicamente e fatto oggetto di energiche rullature oltre che di successive operazione di topdressing. Si raccomandano irrigazioni brevi, ma frequenti, perché lo stolone si asciuga molto velocemente.
Normalmente le dosi sono comprese in un range di 0,3 / 0,8 m³ per 100 m².
Più recentemente si è imposta all’attenzione generale una nuova tecnica, che prevede il trapianto in sito di piantine pre radicate.
Il vivaista alleva le specie, spesso in coltura protetta, inserendo anche solo un singolo stolone all’interno di un alveolo contenente torba a sua volta facente parte di contenitori di maggiori dimensioni. Tali contenitori sono poi inseriti in una trapiantatrice che è in grado di coprire anche un ettaro al giorno. Il dosaggio può variare da un minimo di 7/8 piantine, fino ad un massimo di 13/15 per mq. Ovviamente, più le piantine saranno vicine tra loro e più veloce sarà la chiusura finale, attraverso la propagazione dei loro rizomi e stoloni.
Per la messa a dimora di zolle, solitamente viene applicata a superfici ridotte, magari quando si richiede un tappeto erboso immediatamente disponibile o su aree in pendenza.
Nel settore sportivo è spesso utilizzata sui campi di calcio e sui campi da golf (greens). In linea di massima, si prediligono zolle piuttosto sottili (con poco suolo aderente) e di almeno un anno di maturazione in vivai.
GESTIONE ORDINARA DELLA GRAMIGNA
Quando il cynodon si è insediato nel terreno, procederemo alla sua manutenzione ordinaria, che prevede essenzialmente, tre periodi principali:
- Risveglio Primaverile
- Gestione Estiva
- Pre dormienza invernale
Al risveglio primaverile, si predilige solitamente delle operazioni agronomiche molto aggressive (VERTICUT ed eventualmente un top dressing), facendo uno scalping (taglio molto basso) aggressivo, in modo tale da eliminare tutta la parte dormiente, ormai morta e cominciare a far vedere un po’ di luce alle nuove gemme. Importante è iniziare quando, aprendo le foglie, vediamo spuntare, dalla parte basale più vicina al terreno, delle nuove gemme di color rosso dai stoloni.
Quello è il momento più adatto per iniziare le nostre pratiche agronomiche e cioè nel momento di risveglio vegetativo.
Durante il periodo di massima crescita, la gramigna andrebbe nutrita in maniera costante, con dei concimi semplici azotati, come il nitrato ammonico, nitrato di calcio o urea, con dosaggi bassi ma ripetuti ogni 20/25 giorni circa e con dosaggi che variano dai 15 ai 20 gr al mq, indicativamente. Si possono utilizzare anche concimi a lenta cessione, purché non siano troppo lenti a rilasciare l’azoto. In generale il fabbisogno azoto, per mese di crescita, si aggira sui 0.4-0.8 Kg per 100 m2.
Si possono utilizzare anche dei liquidi azotati per la somministrazione via fogliare, tenendo sempre conto di fare piccoli dosaggi ma ripetuti, in modo tale da tenere costante la curva di rilascio azotata.
L’apparato radicale della gramigna, in confronto alle microterme, è molto sviluppato, andranno quindi fatte delle irrigazioni molto profonde e infrequenti (15/20mm per irrigazione).
I tagli sono molto importanti e andrebbero eseguiti con costanza e con attrezzature adeguate (possibilmente o rotativo doppia lama o comunque con un rasaerba performante). L’altezza ideale della gramigna, va da un minimo di 1.5 cm ad un massimo di 3 cm. Oltre i 3 cm, l’effetto estetico è molto ridotto e si potrebbe formare molto feltro, con tutte le cause che può portare.
In conclusione, possiamo affermare che è una specie a manutenzione molto elevata. Se irrigata e concimata a dovere, bisogna prevedere anche 3 tagli settimanali e vari verticutting nei mesi di attività vegetativa. Per diminuire la gestione andrebbe irrigata e concimata meno del necessario. Gli studi affermano che basta irrigare questa specie al 70% del suo fabbisogno, senza far scendere di qualità il tappeto erboso.
Quando il fotoperiodo comincia ad accorciarsi (agosto-settembre), dovremmo lentamente diminuire l’apporto azotato, casomai utilizzando dei concimi a cessione programmata (ricoperti circa al 50%) e cominciare a somministrare sostanza organica, sotto forma di alghe brune, borlande liquide, amminoacidi liberi e potassio, con eventualmente dei microelementi, in modo tale da far accumulare nei rizomi le riserve nutritive (carboidrati), che vengono successivamente impiegati come fonte di energia per la ricrescita. L’immagazzinamento di queste sostanze, porta ad una migliore resistenza al freddo e riduce il punto di congelamento, ritardando o evitando il congelamento cellulare . Infatti, un errore che spesso si fà, è quello di continuare a fornire azoto durante il periodo pre invernale. Questa strategia è completamente errata, dal momento che, se vogliamo stivare i nostri nutrienti nei rizomi, se la pianta continua a metabolizzare, questa consumerà tutti i nutrienti che vengono immagazzinati, trovandosi scarica nel momento del bisogno.
Per accompagnare la gramigna nel periodo della dormienza, si possono fare le seguenti operazioni:
- Alzare leggermente il taglio (5 cm circa), nel caso in cui NON si vuole fare una trasemina invernale e pulizia completa dalla infestanti, togliendole a mano o utilizzando dei diserbanti selettivi ed eventualmente una distribuzione di un antigerminello a base di pendimetalin, che formerà un film protettivo nel terreno e non permetterà alle eventuali infestanti di germinare. Evitare tutte quelle operazioni che possano stressare la pianta ( scarificazione, sabbiature e carotature), la quale non avrebbe la capacità di reagire.
- Eventuale utilizzo di coloranti, che “scaldano” un po’ la foglia ed uniformano il colore (artificialmente)
- Eventuale trasemina con delle essenza microterme (overseeding), se non vogliamo vederla bionda, durante l’inverno.
In questo caso, la scelta del tipo di cultivar, è essenziale. Dobbiamo infatti orientarci su essenze poco competitive nella stagione calda che verrà, cioè essenze “a tempo”, giusto quello invernale e primaverile che si autoeliminino quando la nostra bella macroterma, riprenderà a vegetare in piena estate. Una essenza molto utilizzata a tal scopo è il loietto multiflorum, che essendo una essenza foraggera, ai primi caldi, tenderà a scomparire. La dose di semina è di 60/70 gr al mq.
Anche se molto meno frequente, rispetto alle microterme, anche la gramigna può subire attacchi di patogeni fungini. Il patogeno che colpisce maggiormente la gramigna è il OPHIOSPHAERELLA KORRAE (SPRING DEAD SPOT). E’ un fungo, che colpisce principalmente le radici e il colletto della pianta. Le sue condizioni ottimali per la diffusione, sono temperature tra i 19 e i 29 gradi , con elevata umidità. Causa macchie circolari di circa 30 cm di diametro, con una colorazione che vira dal rossastro al giallo paglierino. Per prevenirne la diffusione, bisogna evitare ristagni idrici nel terreno, prediligendo quelli sabbiosi e effettuare frequenti operazioni di bucatura e carotatura (oltre che all’uso di agenti umettanti).
E SE LA GRAMIGNA, FOSSE UNA NEMICA?
Nelle nostre regioni, alcune delle specie appartenenti a questo genere sono considerate infestanti delle colture erbacee a ciclo primaverile e estivo (microterme).
Grazie all’appartato radicale profondo, all’abbondante produzione di semi, nonché alla propagazione vegetativa, possono, infatti, penetrare all’interno di zone coltivate e risultare molto difficili da controllare.
L’estirpazione manuale, è molto problematica poiché, avendo radici molto profonde, si può ripresentare anche l’anno dopo.
La miglior strategia per il suo contenimento, è tramite un diserbo totale localizzato con il glifosato. I diserbanti selettivi, come il greenex, può funzionare ma in parte e cioè quando la gramigna è giovane e ha pochissime foglie.
Una volta individuata la zona dove è presente la gramigna (la notate soprattutto al mattino presto, grazie alla gocce di rugiada che si depositano sulle foglie), possiamo utilizzare il glifosato e un pennellino, in modo tale da localizzare solo la zona ove presente l’infestante. Una volta “spennellato” la gramigna con il diserbante totale, non calpestiamo o innaffiamo la zona, fino a quando non si è seccata del tutto. Per aiutarci a questo scopo, possiamo utilizzare delle bandierine per delimitare le suddette zone. Una volta seccata, la asportiamo e riseminiamo la stessa zona con le stesse essenze microterme. Il periodo migliore per il diserbo della gramigna è l’estate, dove c’è il suo picco di massima vegetazione.
Il suo contenimento in un prato di microterme è sempre correlato alle giuste pratiche agronomiche da effettuare durante l’anno. Un prato ben curato e ben nutrito, renderà la vita difficile all’insediamento della gramigna.
STENOTAPHRUM SECUNDATUM: GRAMIGNONE
Facciamo un breve excursus su un’altra essenza, che spesso viene volgarmente chiamata GRAMIGNONE: lo Stenotaphrum Secundatum.
Questa specie è capace di formare un tappeto erboso molto denso, con una colorazione verde chiaro e un grado di resistenza al calpestio molto buona.
Viene utilizzata soprattutto per aree residenziali, con clima temperato e per chi richiede un livello manutentivo basso.
Non tollera i tagli bassi, mentre, rispetto alla gramigna, si comporta bene all’ombra e nei terreni anche poveri e tollera parecchio la salinità e siccità (10-12 mm d’acqua ogni 3-5 giorni circa)
Si propaga meglio tramite microplugs e difficilmente da stoloni. Rispetto alla gramigna, non ha i rizomi per fare riserve e ha una foglia grossolana ed è molto utilizzata in florida.
La messa a dimora delle piantine si effettua tramite un piantatoio manuale, utilizzando circa 12 piantine al mq, che saranno sufficienti a coprire l’intera zona.
Per quanto riguardo la nutrizione, si utilizza anche in questo caso, concimi prevalentemente azotati.
Nei periodi invernali (sotto i 10 gradi), entra in dormienza, fino a perdere la totale colorazione, al raggiungimento dei zero gradi. Al di sotto dei – 5 gradi , per periodi molto prolungati, si rischia la morte della pianta. Infatti, non avendo i rizomi, ma solo stoloni, è più suscettibile al freddo.
Le altezze di taglio ottimali sono comprese tra i 6 e 8 cm (7.5 cm è la sua altezza ideale)
Prima dell’entrata in dormienza e alla ripresa vegetativa, si possono eseguire le stesse pratiche elencate per la gramigna. E’ molto resistente alle malattie fungine e per questo utilizzata in tutto il mondo, anche nelle zone tropicali.