DIRADAMENTI, RIGENERAZIONE E TRASEMINA DEL TAPPETO ERBOSO POST ESTATE

Finito il periodo del caldo estivo, è tempo di pensare alle operazioni sui tappeti erbosi di microterme.

L’estate porta con sè possibili problematiche che causano seccume e diradamenti, a volte anche molto accentuati per via di patologie gravi o parassiti, che lasciano inoltre all’appassionato o al professionista, un senso di  sconforto nel vedere il proprio giardino, o quello del cliente, come se fosse stato abbandonato.

Le microterme in estate soffrono e qui il buon manutentore ha un ruolo fondamentale nel mantenere e preservare la salute del proprio prato, ma a volte questo non basta.

Se alla base non vi sono le condizioni per poterlo mantenere, come un impianto d’irrigazione fatto a regola dell’arte o specie collocate in zone climatiche non proprio favorevoli, mantenere un prato in salute e verde, diventa davvero difficile.

Ne abbiamo parlato qui : https://pelizzari.it/prato-microterme-estate/

L’opzione di rigenerazione tramite trasemina, è un’operazione comunque sempre possibile, nei periodi giusti, per donare nuova vita al nostro spazio.

Prima di procedere alle operazioni, attendiamo con meteo alla mano, temperature corrette con massime sotto i 28-30 gradi senza colpi di coda estivi e possibilmente, evitando forti acquazzoni settembrini.

Non facciamoci prendere dalla foga di effettuare operazioni, quando non è ancora il momento.

Con le alte temperature, effettuare pratiche molto invasive, vorrà dire, stressare un tappeto erboso probabilmente già al limite e  scarico di nutrienti, già affaticato da mesi di caldo intenso e quindi non  pronto al recupero. 

 

Un concetto fondamentale :

Un tappeto erboso di microterme ben conservato e ben gestito, chiuso e sostanzialmente sano, non necessita di trasemina, soprattutto quando all’interno del mix si hanno specie come la poa pratensis, che tramite i rizomi, è capace di colonizzare aree per decine di centimetri a pianta.

La pratica di trasemina è indicata in genere, per tappeti erbosi aperti, diradati e con spazi vuoti.

 

 

 

Che cos’è una trasemina?

La trasemina è una pratica di rigenerazione del tappeto erboso, quando lo stesso, presenta già anche parzialmente, delle zone già seminate in precedenza, quindi con prato parzialmente esistente.  

Non è quindi una nuova semina e va trattata diversamente, come ad esempio evitando di effettuare false  semine e dosando correttamente la semente tra le zone con erba già presente e le zone in cui il terreno è vuoto. 

Si possono effettuare trasemine per rinfoltire un prato molto diradato e si possono effettuare quando, in alcune zone, non è presente prato o entrambi i casi insieme.

Aggiungo anche che, è possibile effettuare una trasemina per aggiungere una nuova specie al nostro prato già esistente. Questo è un argomento un pochino più complesso, ma è una tecnica che funziona molto bene, se studiata ad hoc per la propria situazione.

Possiamo anche inserire le stesse specie già seminate in precedenza ma con cultivar più performanti o con caratteristiche estetiche più aggradanti ad esempio foglia fine, colore scuro ma che portano vantaggi non solo estetici e migliorano nel complesso la performance del nostro prato.

Capita molte volte in fase di semina, soprattutto se si è alle prime armi, di seminare una o più specie non perfettamente adatte al nostro prato o alle nostre esigenze e magari ci si accorge in seguito che il colore non soddisfa le aspettative o la specie non si adatta perfettamente al clima. Oppure abbiamo seminato con delle sementi di dubbia qualità, il che porta inevitabilmente a qualche grattacapo in più o che non hanno quella densità sperata.

 E’ possibile quindi, mediare il problema aggiungendo con una trasemina aggressiva una nuova specie. Ricordatevi, che quando si parla di una specie, come ad esempio la festuca arundinacea, è come  parlare di automobili: ci sono auto e auto, come ci sono festuche e altre festuche, completamente diverse dalle prime. Non vi accontentate quindi di seminare, ma scegliete con cura le migliori sementi, secondo le vostre esigenze.

 

Cos’ è un MIX ?

Un mix è un insieme di diverse specie da tappeto erboso. Viene, infatti, definito mix oppure miscuglio, il classico festuca e poa oppure festuca poa e loietto o loietto e poa, insomma ogni tipo miscuglio in grado di creare un tappeto erboso che si può definire tale. 

 

Cos’è un BLEND ?

 Viene definito blend invece, una miscela (non miscuglio) di sementi appartenenti alla stessa specie. 

Ad esempio sul mercato troviamo dei blend di Festuca arundinacea, quindi due o tre o anche più tipologie, insieme. Possiamo trovare blend di qualsiasi semente, anche di Bermudagrass, miscele che vengono studiate appositamente per aumentare la performance del prodotto finale, oppure scelte e personalizzate dai professionisti del settore, per corrispondere alle esigenze del cliente, in base alla zona climatica o dal risultato che si vuole ottenere.

Da queste scelte e personalizzazioni derivano grandi conoscenze in materia, lo stesso vale anche per i mix, eppure a volte non valorizziamo la cosa e spesso pensiamo che andando a comprare una scatola di sementi, stiamo comprando solo la scatola con i semi all’interno, senza contare quanta ricerca e sviluppo ci sia stata dietro a quella scelta. 

In sostanza, avere una cultivar performante ci darà sicuramente meno problemi e più soddisfazioni, perché avrà delle skills migliori, rispetto ad altre.

 

PREMESSA IMPORTANTE

Credendo fortemente che la migliore gestione sia quella consapevole, TUTTI i diradamenti sul tappeto erboso hanno delle cause che vanno analizzate con attenzione, per essere risolte prima di procedere ad una semina/trasemina. 

 Il prato non si dirada da solo senza un motivo e non si brucia per il troppo caldo. 

Bisogna stare attenti, soprattutto ai campanelli d’allarme che il nostro spazio verde ci segnala. Piccole macchie secche in estate, possono diventare in breve tempo distese di paglia, oppure semplici macchie di minzione di animale. Non sottovalutiamo mai nulla e diamo sempre un occhio a cosa succede.

A volte con qualche accortezza in più, si può intervenire e tamponare o bloccare immediatamente il problema. 

Dobbiamo fare quindi più valutazioni, per capire come poter intervenire in maniera corretta, secondo le varie casistiche.

La trasemina non è comunque la soluzione al problema dei diradamenti, poiché il problema che ha causato il diradamento, verrà solo mascherato da altra erba seminata e non risolto in maniera definitiva, oppure ”risolto momentaneamente” perché si vedrà verde nei mesi successivi.

Andiamo al dunque, traseminare se necessario, SI assolutamente, ma prima risolviamo i difetti del nostro tappeto erboso che hanno causato il diradamento, oppure l’anno prossimo avremo esattamente lo stesso problema. Questo è il segreto per far funzionare le cose.

 

Cosa dobbiamo valutare prima di una trasemina?

 

  • Valutare lo stato di salute generale. Come scritto prima, un prato sostanzialmente sano, chiuso non sarà da traseminare, altrimenti non sarà mai stabile e creeremo solo situazioni di sovraffollamento che creano a loro volta problematiche di competizione e non solo. Non si considera mai l’accestimento della pianta, e nemmeno la capacità rizomatosa di un’altra. Gli spazi sono importanti, provate voi a stare in 3 in piedi, in un m2, invece che da soli.  Contrariamente, un tappeto erboso molto aperto, con aree infestate o che ha subito attacchi virulenti di patologie come  Pythium, attacchi larvali o carenza idrica, andrà quasi necessariamente rinfoltito. 

 

  • Valutiamo gli spazi aperti e diradamenti: che dimensione hanno? Sono spazi misurabili in m2, oppure sono piccole aree di qualche centimetro qui e lì, provocate da urina di animale, piuttosto che piccoli danni meccanici o piccole infestanti giovani che abbiamo eliminato? 

 

  • Valutiamo quale o quali sono le specie di cui è composto il nostro prato. Un classico mix 90/10 sarà composto in numero di semi, metà da poa pratense e metà Festuca arundinacea. Sarà necessario traseminare piccoli buchi ? La poa pratense ha una grandissima capacità di recupero, tramite i rizomi e colonizza spazi aperti. Molti, direi troppi, sottovalutano l’importanza della poa in un mix che il più delle volte chiuderà da sola con un po’ di pazienza. Ricordo che 90/10 è solamente il peso del contenuto e la poa, pesa molto meno di Festuca e Loietto. 

 

  • Valutiamo quali operazioni saranno necessarie o obbligate alla ripresa vegetativa. Ad esempio una sfeltratura, carotatura o chiodatura o semplicemente solo una buona ammendatura e concimazione. Questa valutazione va fatta in base allo stato del tappeto erboso e non sono operazioni da eseguire a calendario. Possiamo dare ad esempio, una pulita generale con una leggera scarifica a molle, che non vuol dire scendere di 2mm nel top soil, per arieggiare con le lame, una microterma. Se non c’è feltro perché arieggiare? Arieggiare vuol dire traseminare dopo? No, non necessariamente. Su un tappeto erboso sano, basta fare una pulizia del materiale organico indecomposto e procedere successivamente alla nutrizione adeguata. Casomai un buon top dressing leggero, con sabbia silicea, è molto consigliato. Ovviamente, se si arieggia con un macchinario, si livella anche il suolo, quindi in presenza di piccoli possibili avvallamenti, si possono creare delle zone diradate. In questo caso, procediamo pure con una arieggiatura e con un top dressing. Successivamente, con la level lawn e sabbia, livelliamo perfettamente il terreno. Questo attrezzo lo consiglio particolarmente, data la sua vera efficacia nel creare piani lisci e corretti. E’ possibile ovviamente anche usare un semplice rastrello a denti stretti.   
  • Valutiamo la causa dei diradamenti.  Ecco il punto più importante. Perché il nostro prato si è diradato? Quali sono le cause possibili?

 

Le maggiori cause dei diradamenti su tappeto erboso.   

 

  1. Presenza di infestanti: spesso legata dalla mal gestione, poche concimazioni o addirittura assenti, specie non adatta alla zona (es. ombra), tagli troppo bassi, mal gestione dell’acqua o semplicemente temporali e pioggia costante, che fanno germinare i semi presenti e trasportati dal vento, uccelli ecc. Semine di microterme primaverili o tardo primaverili, influiscono negativamente sulla riuscita del lavoro. Bisogna considerare che le infestanti colonizzano molto bene gli spazi, alcune come il trifoglio, sono ottimi azotofissatori ed il miglior momento per seminare microterme, è in autunno. 

COSA FARE : Se il tappeto erboso è davvero compromesso, quindi, superata diciamo la percentuale del 30/40% di sole infestanti, il mio consiglio è quello di passare direttamente un diserbante totale per procedere ad una nuova semina con un nuovo progetto studiato ad hoc. Analizziamo le cause che hanno portato tale problema e facciamone tesoro nella gestione del nuovo tappeto erboso. Sicuramente arrivati a tale situazione, facciamoci  un mea culpa e ripartiamo con un bagaglio d’esperienza maggiore.  Se invece, la maggior parte delle infestanti parte da un terreno asfittico e in ombra, magari parecchio umido o compatto, andrà alleggerito  il  substrato con delle carotature. E’ possibile che in quel punto l’umidità presente nel suolo sia troppo elevata e la mancanza di aria nel substrato abbia provocato il diradamento con conseguente nascita delle infestanti del periodo. In questo caso, avremo sbagliato anche a dosare l’acqua, oltre che al terreno probabilmente non adatto. Gli errori servono per imparare. Ad esempio, il fatto di  non aver mai concimato, rende il prato debole e non capace di contrastare le infestanti, oppure abbiamo avuto una tempesta che ha compromesso la semina in primavera e non siamo riusciti a recuperare. In questo caso, mai arrendersi, si può recuperare.  Se il prato invece, ha zone relativamente infestate e zone senza infestanti e ben chiuso, possiamo diserbare solamente la parte infestata e seminare la stessa specie che abbiamo già. Se le infestanti hanno invece colonizzato l’intera area, ma il prato è recuperabile, possiamo optare per diserbanti selettivi registrati per tappeto erboso. Soluzione che a me non piace molto, ma efficace. Non usiamo diserbi selettivi in piena estate, attendiamo temperature un pochino più fresche. Intanto, nel limite del possibile, possiamo estirpare a mano. I principi attivi dei diserbanti selettivi sono il Fenoxaprop-etile per la foglia stretta e   Fluroxipir e Triclopir per la foglia larga. Valutiamo quindi una volta fatto il diserbo e successiva scarificatura, una possibile trasemina leggera, per rinfoltire, oppure, se  le aree aperte sono molto piccole, ad esempio, ed abbiamo la poa pratense nel mix, possiamo anche evitare di traseminare e puntare sul recupero di quest’ultima con pazienza. Agiamo comunque sempre in prevenzione alle problematiche, a partire dalla ripresa vegetativa, ed evitiamo situazioni in cui il prato possa stressarsi. Effettuare scalping, tagliare troppo basso, tagliare con il prato umido o bagnato, non affilare la lama, non concimare o concimare troppo o concimare in maniera sbilanciata, sono solo alcuni dei punti chiave, per attrarre le migliori problematiche. 

  1. Carenza Idrica, provocata da impianti che non raggiungono tutte le zone nel prato, irrigazione non sufficiente, come spesso accade vicino ai camminamenti, irrigatore pop up o centraline non funzionanti, ostruzione del getto d’acqua degli irrigatori o impianto tarato o calibrato male. 

COSA FARE : E’ molto comune accorgersi solo in estate che il nostro impianto non sia tarato bene. In estate, l’evapotraspirazione della pianta è altissima ed il consumo irriguo lo è altrettanto. Un impianto d’irrigazione serve, quindi se è stato bagnato con il tubo fino adesso, è ora che si cominci a pensare seriamente ad un impianto automatico. Il fai da te qui lo sconsiglio, a meno che non ve ne intendiate a sufficienza di pressione, portata e avete gli strumenti giusti, altrimenti, meglio chiamare un professionista, che vi farà un lavoro a regola dell’arte. In caso in cui invece avete fatto da soli e per inesperienza o altro o avete fatto degli errori di calcolo, bisognerà recuperare immediatamente, aggiungendo pop up dove servono, cambiando le testine o semplicemente testando l’impianto, ricavando i famosi millimetri che servono a gestire correttamente l’acqua di un tappeto erboso. Tutte le zone del prato devono ricevere acqua, alcune zone di più, come le zone prettamente al sole, alcune zone di meno come quelle in ombra. L’evapotraspirazione delle due zone non è la stessa e l’impianto andrebbe tarato dividendo le zone al sole da quelle in ombra. Così facendo, si possono diminuire i millimetri d’acqua solo nelle zone in ombra. Se l’esposizione è la stessa, con dei pluviometri alla mano, possiamo controllare, se l’acqua arrivi in maniera omogenea in tutto il prato. A proposito, le zone maggiormente danneggiate dalla carenza idrica di solito sono quelle vicino ai camminamenti, poiché la richiesta idrica è maggiore. Bene, possiamo scavare qualche centimetro dal cordolo ed inserire un isolante termico, di solito un paio di centimetri bastano. Vi sono in commercio isolanti che vengono usati per i vasi in metallo, appunto per evitare il surriscaldamento. Possiamo agire anche con concimazioni organiche  per strutturare il suolo, preferibilmente su tutto il prato, questo comporterà a lungo andare la creazione di  colloidi organici, che tratterranno maggiormente acqua e nutrienti.

E’ possibile utilizzare anche la zeolite, che trattiene acqua e nutrienti e rilascia al bisogno. Aumenterà anche lo scambio cationico al suolo. Attenzione però che, in un suolo troppo argilloso, ne va valutata l’applicazione. Parlo comunque di un suolo di medio impasto senza particolari problematiche. L’inserimento di una sub-irrigazione, creando una zona dedicata, potrebbe risolvere il problema, ma attenzione alle lavorazioni nel terreno come bucature, oppure un pop up esterno dedicato. Nella pratica estiva, consolidata la presenza di questa problematica, l’unico modo di tamponare il problema è un irrigazione manuale aggiuntiva senza sovradosare l’acqua al resto del prato. Sarebbe bene, nella progettazione di un tappeto erboso, tenere conto di tutte le problematiche esistenti, cosa che purtroppo fanno in pochi.  Un altro problema da stress idrico molto comune, è situato nelle vicinanze di arbusti, siepi o alberi, che ovviamente avendo radici più importanti, effettuano la classica competizione, rubando letteralmente acqua e nutrienti al prato. Provvediamo a realizzare una linea di irrigazione dedicata alle siepi e mettiamo un classico collare ai piedi della pianta con pacciamatura.

Anche le piante vanno bagnate e concimate. Un diradamento da stress idrico, prevede di solito una trasemina. Le specie rizomatose, resistono parecchio tempo senza acqua, prima di morire.

  1.  Malattie del tappeto erbosoprovocate da situazioni come elevata umidità persistente, ristagno idrico, carenza idrica, troppo azoto a pronto effetto o poco azoto, mal gestione, tagli troppo bassi, mancanza dell’equilibrio tra  micro e macro porosità al suolo oppure mal gestione generale. Cerchiamo anche di capire che tipo di malattia ha colpito il nostro tappeto erboso. Non è detto che sia una patologia che colpisca solo a livello fogliare e che le radici non siano state minimamente danneggiate. Ciò vuol dire che basterà attendere il recupero naturale della pianta, sostenendola. 

COSA FARE : Una patologia in piena estate su microterme è una cosa abbastanza comune da vedere.

Rhizoctonia solani, Pyricularia grisea, pythium blight sono patologie che si vedono spesso, benché non sia proprio favorevole all’uso di anticrittogamici, di fronte a certe patologie come pythium o gray leaf spot su lolium in corso, bisognerebbe trattare per bloccare l’attività del patogeno. Se non siete in possesso del patentino abilitante, chiamate un professionista. Il trichoderma dato ad agosto a 35 gradi con attacco di Pythium in corso non funziona, ormai è tardi e dovevate attivarvi prima, per una prevenzione adeguata. 

Compratelo, ma tenetelo per una corretta gestione di prevenzione alle giuste temperature e corretti inoculi. In seguito o meglio parallelamente, eseguire pratiche agronomiche corrette ed aggiustare il tiro, qualche errore sicuramente è stato fatto. Che siate fautori o no della chimica, l’importante  è procedere alle giuste azioni e  sistemare il problema o almeno non peggiorarlo. Non camminate sul prato, cercate di capire se state somministrando troppa acqua, anche estraendo una porzione di substrato lontano dal patogeno. Alla mattina fate del syringing (micro irrigazioni di 1 minuto circa), per eliminare la rugiada e bloccate le irrigazioni, soprattutto quelle serali, che non vanno mai effettuate.

Fermate le concimazioni e fatevi aiutare da un esperto, nel riconoscimento del patogeno in modo che possa indirizzarvi nel proseguimento corretto della gestione.   Per prima cosa però bisogna saper riconoscere il segnale e agire in tempo per evitare danni ulteriori.

Per accorgersi ovviamente del problema, bisogna dedicare qualche minuto nell’osservare il tappeto erboso, cosa che vi permetterà di avere tempestività d’azione. Spesso si vedono foto dove non è rimasto nulla e magari sarebbe bastato poco per riprendere le redini della situazione. Nel frattempo, dovremmo cercare di capire la causa scatenante o nell’immediato dove stiamo sbagliando e procedere subito alle pratiche agronomiche corrette. Stiamo irrigando di sera? Abbiamo un substrato che è zuppo d’acqua e sta producendo marciume? Troppa acqua ma anche poca acqua, stressa il prato tanto da farlo ammalare. In sostanza, se ci sono malattie come il Pythium, dobbiamo essere bravi noi a combatterla in maniera veloce. Questo perché, è una patologia  molto virulenta e veloce nella propagazione, che necessita, se non bloccata subito, di una trasemina. Altre malattie invece, come la Rhizoctonia, se presa in tempo su piante adulte, difficilmente risulteranno eradicanti e quindi basterà più avanti, togliere il secco per poter far ripartire da sola la parte danneggiata.

La gestione conta moltissimo, soprattutto durante la patologia. Anche la specie colpita dalla patologia conta molto, alcune patologie colpiscono specie effettuando solamente danni estetici, altre invece portano direttamente alla morte la pianta. In base alla virulenza decideremo se è il caso di effettuare una trasemina nei punti danneggiati o meno. Facendo una riflessione, in un classico mix festuca e poa, capita a volte che il prato si ammali sempre e solo un punto preciso facendo danno alla festuca. Questo probabilmente è uno dei casi in cui sarà bene far colonizzare la poa pratensis.

E’ probabile che sotto ci sia scheletro che andrà rimosso, oppure che quel punto soffra di eccessiva compattazione, o che sia proprio un punto dove l’acqua ne arriva meno o troppa o altro da valutare, sempre accompagnati da un esperto o se siete in grado da soli, a step.      

  1. Larve radicivore, che vivono nel nostro terreno, deposte in precedenza dall’insetto adulto, come atto di riproduzione della specie e con movimenti verticali arrivano nella rizosfera a contatto con le radici per nutrirsi. Una volta saziate, tornano più in profondità, scavando con le loro zampette.

Possiamo ipotizzarne la presenza, se corvi o uccelli si poseranno sul nostro prato e scavando con il becco, lasceranno delle zone molto rovinate. 

COSA FARE : Il primo sintomo della presenza larvale è lo stress idrico, poiché questi animali sono radicivori. Le radici delle nostre piante saranno letteralmente divorate e successivamente, la pianta non riuscendo più ad assorbire acqua, assumerà inizialmente il classico colore scuro da carenza per poi morire diventando color paglierino. Al primo segnale, dovremo intervenire immediatamente, capendo subito se si tratta di carenza idrica, quindi irrigando, oppure, tirando le foglie verso l’alto. In caso dovessero rimanere in mano senza apparato ipogeo, scavare e verificare la presenza di larve, da trattare immediatamente con l’unico principio attivo registrato, il  Chlorantraniliprole.  Per questo problema, visto che gli attacchi larvali sono di solito virulenti, la trasemina, molto probabilmente, sarà obbligatoria, ma prima cerchiamo di eliminare l’ospite sgradito. Bisogna ricordarsi che la prevenzione qui conta moltissimo. Esistono infatti, microrganismi, in libera vendita, che possiamo inserire all’interno del nostro prato e che hanno il compito e la funzione di parassitizzare il nostro ospite. Si tratta di funghi entomopatogeni  ad esempio Beauveria bassiana e Metarhizium anisopliae, usati nella lotta biologica contro insetti e parassiti, sia in agricoltura che nel nostro giardino. 

Questi organismi lavorano per contatto con l’ospite. Quindi dovremo, sia  inoculare il nostro tappeto erboso, che  essere costanti nelle applicazioni e soprattutto con sistemi di inoculo corretti dal punto di vista agronomico.

I due ceppi citati in precedenza, stabiliscono quindi,  una colonizzazione endofitica e di conseguenza risulteranno meno presenti  nella colonizzazione della rizosfera.

Favoriscono quindi, lo sviluppo dell’apparato ipogeo e di conseguenza, se in salute,  produrranno enzimi, che degraderanno la larva stessa, agendo a loro volta come un parassita del parassita.

Sono batteri aerobici che entrano in simbiosi con la pianta stessa, tanto che la pianta cede una parte di nutrienti pur di averli vicino. Possiamo usare anche del Bacillus Thuringiensis della varietà Kurstaki.

Si tratta di batteri, utilizzati anch’essi nella lotta biologica ai lepidotteri, producendo quindi spore, che emettono una proteina tossica per la larva.

Funziona per ingestione, quindi una volta che larva si è nutrita di questo batterio, il bacillus rilascia protoxina, che si attiva nel tratto intestinale della larva e la stessa, morirà nel giro di poco tempo. Altro metodo molto efficace, sono i nematodi, che entrando nel corpo della larva, rilasceranno dei batteri, che  uccideranno la larva.  Gli stessi nematodi in seguito, si nutriranno del corpo e si riprodurranno al loro interno, formando nuove colonie che andranno alla ricerca di nuove larve.

Vivono in ambienti umidi, quindi l’inoculo di questi organismi è di difficile applicazione, senza il giusto grado di umidità del suolo.

La specie corretta di nematodi da acquistare, sono gli entomopatogeni, o entoparassitari.

  1. Errata scelta della specie, molte volte purtroppo, forse troppe, si seminano delle specie che proprio in quel posto o in quel punto del nostro prato, proprio non vanno e si diradano parecchio. Soffrono, come sotto un albero ad esempio o vicino delle siepi. Si crea quindi, soprattutto in un substrato non adatto, molta umidità stagnante e mancanza del corretto circolo d’aria. In una zona particolarmente ombreggiata, sistemato appunto il substrato, dovremo puntare a cultivar molto tolleranti all’ombreggiamento, come ad esempio una festuca ovina, piuttosto che rubra, che aimè, hanno il difetto di essere poco tolleranti al calpestio. Studiare bene gli spazi ed effettuare delle scelte corrette fin da subito, vi permetterà di non rincorrere problemi successivamente. 

COSA FARE :  L’errata scelta della specie porta inevitabilmente a problemi di gestione. In questo caso, bisogna valutare in primis se il terreno è drenante. Non è detto che sia lui la causa dei ristagni, che ogni anno provocano diradamenti e non la specie seminata. Valutiamo anche la quantità d’acqua somministrata. In un prato all’ombra è ancora più importante che il substrato sia leggero e drenante. L’ombra non è la stessa dappertutto. Possiamo quindi distinguere tra ombra statica e ombra dinamica. L’ombra statica si trova adiacente a muri, case e tutti  i particolari fissi che rimangono statici. L’ombra dinamica invece, è data dalla copertura di arbusti e siepi. A seconda degli eventi, sole, esposizione, caduta delle foglie, si avrà più o meno luce. Calcolare quindi sempre le ore di luce diretta al tappeto erboso in quella zona, per capire quale specie si adatta meglio al nostro specifico caso.

Sappiamo che la luce diretta è importante per la fotosintesi, ma se abbiamo parti particolarmente ombreggiate dovremo fare un compromesso. Ricordiamo che all’ombra le foglie si assottigliano molto e sono più deboli. Le foglie dell’albero possono cadere e fare ulteriore ombra. Come menzionato prima, sarebbe bene fare un collare, per evitare questo fenomeno, ma se l’area è comunque parecchio alberata o  ci piace vedere l’erba che arrivi fino al tronco, allora scegliamo ad esempio della festuca rubra rubra o commutata, ovina con una piccola percentuale di lolium. Queste piante di solito, non sono molto tolleranti al calpestio e neppure ai tagli bassi. Se il resto del prato è al sole dovremo studiare un mix perfetto, per evitare di avere ulteriori problematiche, dalla gestione alla qualità estetica.

  1. Diradamenti da danni meccanici, calpestio; I nostri figli o i nostri cani, sfruttano  il nostro tappeto erboso ma potrebbero effettuare danni meccanici. Lo stesso vale per tappeti erbosi molto sfruttati, come ville per eventi, dove la manutenzione dovrà essere maggiore, rispetto ad un tappeto erboso ornamentale poco calpestato e la cultivar dovrà essere scelta con molta cura. Ci piace fare il BBQ sul prato e abbiamo lasciato qualche macchia o abbiamo installato una piscina ed è rimasta la forma a fine stagione. 

COSA FARE : Dipende dal tipo di danno. Premetto che, per quanto mi riguarda, bisogna sfruttare il tappeto erboso, far giocare i figli e giocare a pallone con loro. Non abbiate paura, fruite sempre del vostro prato e anche se a volte, i danni meccanici possono rovinare il manto erboso, si possono sempre riparare. Piccoli danni, piccoli buchi possono essere chiusi all’istante con una forchetta avvicinando le estremità al centro e poi compattando un pochino con un rullo e facendo alla fine qualche bucatura. Non vedrete più nulla. Grandi buchi, grandi danni, necessiteranno di una trasemina, compresa eventuale zona della piscina rimossa. L’erba bruciata da BBQ potrebbe anche ricacciare, dipende dal tipo di bruciatura. Non vale lo stesso se cadono a terra sostanze liquide o almeno dipende dalla sostanza. Attenzione al sale, aceto e tutti diserbanti totali che creano non sono danno meccanico o bruciatura, ma anche problemi al terreno. L’eccessivo calpestio può essere mediato con applicazioni di ossidi di silicio il giorno precedente e nei giorni successivi. Piccole applicazioni di amminoacidi, assieme a  0.3 g /m2 urea, giusto per ristabilire il tono e nutrizione. Se invece, il tappeto erboso ha in corso una patologia, siate coscienti che con il calpestio, probabilmente verrà portata ovunque. Se vi serve avere il tappeto erboso per un ricevimento, optate per vernici atossiche prettamente studiate allo scopo, che vi daranno nell’immediato il risultato estetico. Applicatele qualche giorno prima, in modo da asciugare per bene. Questa soluzione potrebbe essere adottata anche da privati esigenti. In commercio attualmente, esistono prodotti molto validi e poco costosi. L’eccessivo calpestio, deve essere poi bilanciato con una cultivar adatta e con una gestione e manutenzione adeguata che non sarà assolutamente la stessa di un prato prettamente ornamentale non vissuto. In caso quindi, vi siete accorti solo successivamente, di sfruttare molto il vostro tappeto erboso e avete scelto una cultivar non molto tollerante al calpestio, potrebbe tornare utile la trasemina con aggiunta di una specie o mix o blend specifico, studiato apposta e bilanciato con la parte di prato già esistente. Meno diradamenti, più tolleranza al calpestio, maggior recupero e minore saranno le trasemine future. Aumenterà successivamente la gestione e l’apporto di nutrizione. Di natura una pianta sfruttata va nutrita di più. Aggiungo anche che, il calpestio, porta inevitabilmente al compattamento del suolo e prima di effettuare una trasemina, bisognerebbe effettuare anche delle carotature con apporto di sabbia silicea, per alleggerire il substrato. L’ammendatura con sostanza organica, è sempre consigliata in fase di lavorazioni al terreno.   

  1. Terreno non adatto, compatto, idrorepellente, asfittico; più di una volta ci siamo soffermati sull’argomento. Considero quindi, questo punto, tra  i più importanti per una buona riuscita di un prato. Il terreno asfittico è la maggior causa di diradamenti in maniera diretta ed indiretta. Diretta poiché senza aria e acqua in maniera bilanciata, le radici non saranno mai in salute (e quindi neanche la pianta) e indiretta perché prima di morire, il prato vi farà penare parecchio, tra malattie ed ingiallimenti vari.

COSA FARE: Il vostro prato è stato seminato o posato sul terreno che avete trovato in loco, senza curarsi minimamente di effettuare correzioni o migliorie. Nessuno ha verificato la composizione, nessuno ha effettuato un test di sedimentazione, nessuno è stato informato dei fatti. Adesso il problema è che avete un prato diradato, compatto, asfittico. Nulla è perduto, ma rimbocchiamoci le maniche, perché ci sarà da lavorare. Alleggeriamo il substrato con delle carotature e apporto di sabbia silicea. Se il terreno è davvero troppo duro, vi consiglio una carotatrice a scoppio, da noleggiare. Se la zona è in ombra, aumentiamo le carotature rispetto alla zona soleggiata. Sostituire poi le carote di argilla/limo, con della sabbia silicea,  chiudendo il tutto con un top dressing. Questa operazione, se il substrato è particolarmente asfittico, andrà ripetuta a cadenza annuale ed intervallata da bucature e chiodature.

Le carotature faranno in modo di sostituire più argilla possibile nel tempo. Bisognerà effettuare successivamente, un percorso di nutrizione adeguata, poiché l’apparato radicale in certe condizioni assorbe poco o nulla. La nutrizione fogliare e le concimazioni organiche, potrebbero fare al caso vostro, più che altro ci sarà da fare un vero e proprio percorso migliorativo studiato appositamente. Se il caso è disperato, dove neanche le infestanti sono nate per eccessivo compattamento e non avete più una zona con erba presente, sarà il caso di rifare il top soil da zero, risolvendo la maggior parte dei problemi legati al substrato. La fresatura dei primi centimetri, aiuta nell’immediato ma se non si modifica la composizione del suolo, nel tempo tornerà tutto come prima. Nei terreni pesanti è consigliato l’uso di umettanti a calendario 12 mesi all’anno.

 

 

COME ESEGUIRE UNA RIGENERAZIONE

 

Valutiamo nell’insieme il lavoro che deve essere eseguito, la giusta scaletta delle operazioni e la scelta dei macchinari ci condurranno verso un lavoro con risultato certo.

Valutiamo quindi le migliorie che dovranno essere apportate al nostro prato in base anche ai problemi che abbiamo precedentemente riscontrato e le operazioni che dovranno essere eseguite per necessità.

Il consiglio è quello comunque di dare un occhio allo stato di salute dell’apparato radicale, incidendo una piramide rovesciata al suolo e osservando il colore delle stesse radici, sia nelle zone con prato vegeto, sia nelle zone secche. Si potrà così verificare l’attività della pianta stessa e capire se puntare al recupero oppure traseminare e quanto traseminare.

Cerchiamo anche di avere tutto il materiale a disposizione, prima di iniziare il lavoro. 

Ci servirà in linea di massima, un arieggiatore a lame, o molle o lo stesso a cartucce intercambiabili, attrezzatura da giardino semplice, la semente per la trasemina che in generale deve essere LA STESSA della semina o migliorativa. Non cambiate con i cosiddetti rigeneranti, perché non avete la pazienza di attendere qualche giorno in più di germinazione. La scelta della semente deve essere studiata ed è molto importante per la buona riuscita. Se l’area è parecchio grande, sarebbe utile noleggiare macchinari professionali, come una seminatrice o traseminatrice ed una sabbiatrice. Spandiconcime, come il nebulizzatore o pompa a spalla, dovremo già averli in casa. Ci servirà sicuramente un buon ammendante a buone quantità, che può essere liquido o granulare, come una buona  leonardite oppure un organico granulare.

Se volete inoculare con micorrizze e batteri della rizosfera, che vi permettono un maggior assorbimento dei nutrienti ed una simbiosi tra pianta e fungo con vantaggi in esplorazione radicale, è il momento giusto.

Sabbia e/o terriccio per tappeto erboso che in caso di carotature andrà a sostituire l’argilla del top soil e per eseguire un buon top dressing. Zeolite se necessaria, in grani, eliminando la polvere all’interno del sacco.

 

 

  • Procediamo per prima cosa al controllo delle infestanti, se presenti.
  • Procediamo ad un taglio basso, circa 2.5/3 cm senza sollecitare il colletto della pianta.
  • Procediamo alle operazioni di sfeltratura. Nelle zone in cui è presente il prato, useremo le molle senza incidere il terreno, asportando il feltro e materiale indecomposto presente. In caso abbiate zone secche o particolarmente diradate, aree senza erba o erba morta, possiamo procedere ad un VERTICUT a lame, incidendo il terreno per qualche millimetro, per consentire una pulizia profonda . In entrambi i casi i passaggi possono essere molteplici e devono essere incrociati. Bisogna partire con altezze adeguate, per poi scendere pian piano fino all’altezza desiderata. Non usiamo macchinari a lame su erba presente, mentre su un giardino più contenuto, si potrà usare l’arieggiatore manuale a lame, visto che sceglieremo noi l’intensità con cui agire. Facciamo attenzione a segnalare gli irrigatori con apposita strumentazione visiva.

 

  • Procediamo alla raccolta del feltro o cotico erboso morto, con un tagliaerba, facendo più passaggi per una maggiore pulizia. In fine procedere con un rastrello morbido per una maggiore pulizia.
  • Procediamo alle operazioni di carotatura o bucatura con attrezzo manuale o a scoppio, in base all’area di lavoro, se necessario. Eliminiamo le carote e puliamo di nuovo bene l’area con rastrello o altro e se necessario ripassare il tagliaerba. Come vedete il tagliaerba rotativo è fondamentale e ancor più, che abbia un’aspirazione molto potente. 
  • Procediamo alla creazione di tracce con vanga o catenaria, per modificare l’impianto d’irrigazione se necessarioe richiudiamo cercando di pareggiare il più possibile con il piano. Prima di chiudere, sarà bene verificare con pluviometri alla mano, la riuscita del lavoro.
  • Procediamo quindi ad una ammendatura al suolo con sostanza organica, inserimento zeolite se previsto e necessario.
  • Procediamo al top dressing di sabbia o terriccio con un level lawn cercando di livellare il più possibile il piano, oppure con una sabbiatrice, distribuendo la sabbia in maniera omogenea.
  • Procediamo quindi alla trasemina, seminando inizialmente le zone senza erba e quelle più diradate con un dosaggio più basso, che poi andremo a completare subito dopo,  ovvero nel secondo passaggio, quando andremo a fare la vera trasemina generale.  Utilizzeremo il restante dosaggio rimanente dal massimo della dose da etichetta, uguale per tutta l’area. Non utilizziamo dosi piene dappertutto, perchè si possono creare, nelle aree con erba presente, del sovraffollamento e la qualità del lavoro finale verrebbe meno. 
  • Procedere a questo punto ad una rullatura generale facendo avanti ed indietro.
  • Procedere ad un secondo passaggio con un velo di terriccio, per coprire il seme e successiva rullatura.
  • Procediamo a questo punto alla concimazione starter se necessaria, facendo attenzione a non fornire troppo azoto, che farà crescere le piante esistenti a discapito delle future. 
  • Acqua d’irrigazione più volte al giorno per qualche millimetro, in modo da tenere sempre il substrato umido. Il terreno, finita l’estate, è molto caldo e bisogna fornire la giusta acqua per avere una germinazione ottimale.

Nei giorni precedenti il consiglio è di procedere ad irrigazioni molto profonde, quasi alla capacità di campo, aggiungendo un surfattante idratante, per sfruttare al meglio l’umidità del suolo. Una piccola concimazione azotata bilanciata post estiva, magari organo minerale, aiuterà nel recupero.

 

 

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