L’IMPORTANZA DELLA SOSTANZA ORGANICA NEL SUOLO
La sostanza organica del suolo è costituita da qualsiasi materiale prodotto da organismi viventi, piante o animali, che ritorna al suolo e subisce processi di decomposizione.
Molte volte la salute del nostro prato, rispecchia proprio la salute del terreno stesso.
Spesso ci capita di vedere terreni poveri di sostanza organica e quindi di VITA.
E’ necessario quindi, non solo raggiungere, ma mantenere e aumentare il livello di fertilità, attraverso applicazioni di sostanza organica.
Considerando anche che, nel tempo, vi è una perdita di biodiversità dettata da applicazione di agrofarmaci, tra cui anticrittogamici o diserbanti, che aiutano nella gestione certo, ma dall’altra parte limitano la pedofauna benefica composta anche da microrganismi utili, che andranno reintrodotti, anche con nuove colonie, per migliorare e limitare più possibile l’utilizzo di chimica all’interno della nostra abitazione.
La questione sostenibilità e limitare quindi l’utilizzo della chimica, è profondamente legata al suolo sano, con la giusta proporzione d’aria e la corretta fertilità parallelamente ad una corretta gestione applicata.
Sappiamo che il suolo è vivo e contiene una grandissima quantità di microrganismi, che necessitano di sostanza organica per vivere e per compiere il loro lavoro, ovvero migliorare la qualità della nostra coltura.
La sostanza organica, è un insieme di composti di origine mista, animale e vegetale contenente carbonio e humus. Le sostanze umiche (o humus), sono un particolare prodotto delle trasformazioni biochimiche dei composti organici, che arrivano nel terreno, con i residui vegetali ed animali. In altre parole sono un complesso di sostanze di origine naturale, costituite in parte dai prodotti di decomposizione della sostanza organica e in parte dalla sintesi di nuovi composti. A differenza del materiale di partenza, le sostanze umiche sono piuttosto resistenti alla degradazione microbica e per questo motivo sono considerate, sostanza organica “stabile”.
Ha la funzione di migliorare la struttura del suolo, aumentare la ritenzione idrica e la capacità di scambio cationico tramite chelazione di moltissimi elementi nutritivi già presenti nel terreno, (come calcio, magnesio e potassio, ma anche microelementi) e riduce la retrogradazione del fosforo, che altrimenti diventerebbe insolubile nella soluzione circolante.
Una percentuale corretta di sostanza organica al suolo (e quindi di humus), potrebbe essere compresa tra il 3 e il 5%, che è un dato che va ottenuto e mantenuto ed è possibile verificare il contenuto di carbonio organico al suolo, tramite la sempre consigliata analisi del terreno, che indirizza il manutentore a scelte consapevoli, senza considerare il risparmio in termini economici per quanto riguarda la somministrazione di elementi già presenti in abbondanza e per giunta disponibili.
L’Humus è una molecola molto più complessa e differente del restante carbonio organico presente al suolo, come amminoacidi e proteine, che vengono erose e trasformate con facilità dai microrganismi.
L’Humus persiste nei terreni ed è l’elemento fondamentale che indica il valore di fertilità, essendo ad alto peso molecolare e deriva da reazioni dove sono coinvolte anche sostanze inorganiche chiamati catalizzatori, ma ovviamente contiene anche composti organici molto vari nella sua struttura.
La quantità di humus che si forma non è uguale per tutte le sostanze organiche impiegate nella fertilizzazione. Affinché un materiale organico possa dare humus, deve contenere almeno una percentuale di vegetali e questi vegetali devono essere fibrosi e cioè contenere cellulosa e lignina.
La quantità di sostanza organica del suolo dipende dall’equilibrio tra i vari processi ma anche dalle condizioni climatiche, come umidità, temperature e pH del suolo, ma anche dalle operazioni meccaniche al suolo stesso, come areazioni, tramite pratiche agronomiche, che favoriscono l’attività aerobica e di conseguenza la mineralizzazione.
Quando la sostanza organica viene applicata al suolo, viene scissa dai batteri chiamati eterotrofi, ovvero organismi che si nutrono di altri organismi, trasformandoli in composti sempre più semplici per trarre la loro energia vitale, mentre alla fine del loro ciclo vitale diventeranno parte integrante della sostanza organica al suolo.
Per quanto riguarda la tipologia di sostanza organica possiamo trovare sostanze semplici che vengono trasformate con facilità, come amminoacidi e zuccheri che vengono resi disponibili nel breve tempo, ma non hanno persistenza nel suolo e sostanze più complesse, alcune addirittura non solubili in acqua, che persistono nel lungo periodo, come la lignina.
I polisaccaridi derivati dalle cellulose sono i composti attivi sulla struttura dalla lignina e sono la base dell’humus. Sostanze organiche poco lignificate sono di rapida mineralizzazione e forniscono quindi rapidamente elementi nutritivi, ma hanno effetti trascurabili sulla formazione di humus.
Possiamo affermare che nell’utilizzare sostanza organica umificata, vi è un miglioramento della struttura del suolo con maggiore aggregazione delle particelle minerali ed una migliore circolazione di aria, con una migliore capacità di ritenzione idrica e parallelamente un miglioramento della capacità drenante.
Ma come possiamo far sì che il terreno non perda nel tempo questa fertilità?
Fornire energia agli organismi terricoli con generosi e regolari apporti di sostanza organica umificabile, in modo da facilitare la crescita delle popolazioni di molti organismi utili, nemici naturali dei parassiti delle colture.
La presenza di organismi viventi dev’essere abbondante e diversificata, in modo che il suolo possa ospitare con continuità i processi di crescita e decomposizione, che sono alla base del ciclo della vita.
Limitare l’uso dell’aratro, perché porta la sostanza organica in profondità e quando facciamo la fresatura, in fase di semina, cerchiamo di non sminuzzare troppo il terreno, per far sì, che tutto l’humus formato negli anni, vada perso.
Non abusiamo di prodotti tossici per il terreno, come i diserbanti, fungicidi, insetticidi e nematocidi.
Cerchiamo di non utilizzare acque ricche di sali o concimi con molta presenza di zolfo, in modo da non aumentare la salinità del terreno, che può portare ad un suo impoverimento.
Aumentare sempre l’ossigenazione del terreno, tramite bucature o carotature.
L’IMPORTANZA DELLA CONCIMAZIONE ORGANICA PRE INVERNALE PER UN TAPPETO ERBOSO.
Dopo aver valutato attentamente l’importanza della presenza della sostanza organica nel terreno, cerchiamo in maniera pratica, di capire quando e quale tipo di sostanza organica utilizzare durante l’anno, in un tappeto erboso, sia di microterme che di macroterme.
Come ben sappiamo a ridosso dell’autunno, le temperature cominceranno ad abbassarsi e i prati di microterme e macroterme soprattutto, entreranno in una fase delicata, in cui il loro metabolismo comincerà piano piano a diminuire, fino a stopparsi completamente per le macroterme.
Quindi è fondamentale, in questa fase invernale o pre- invernale, somministrare della sostanza organica, che contenga i nutrienti giusti, che verranno immagazzinati in varie modalità, a secondo del tipo di pianta, facendo quindi una sorta di “scorta” per l’inverno e riutilizzate alla ripresa vegetativa (primavera).
Quali sono questi nutrienti?
Essenzialmente sono, ZUCCHERI, AMMINOACIDI LIBERI, ACIDI ORGANICI, PROTEINE, e POLISACCARIDI, che appunto fungono da RISERVA di azoto ORGANICO, a cui il tappeto erboso attinge in funzione di quanto lui sta vegetando.
I primi tre nutrienti citati, costituisce un insieme di composti a basso peso molecolare e ad alta solubilità nella soluzione del suolo, prontamente disponibili come fonte di energia e quindi facilmente degradabili dalla flora microbica, per cui hanno un tempo di persistenza nel suolo breve.
I polisaccaridi e le proteine, sono costituiti da composti a più alto peso molecolare, poco o per niente solubili in acqua e possono essere idrolizzati dai microrganismi a composti semplici e utilizzati come fonte di energia.
Oltre a questi elementi, apporta anche MICROELEMENTI, ENZIMI e carica BATTERICA UTILE. Come potete vedere, a differenza dei tradizionali concimi Minerali, siamo di fronte ad una nutrizione molto più COMPLETA
La ripresa vegetativa del tappeto erboso, avviene quasi sempre prima che l’apparato radicale sia capace di assorbire adeguate quantità di nutrienti, derivanti per esempio dalla classica concimazione di spinta azotata.
Questa ripresa ANTICIPATA, è possibile grazie, appunto, all’utilizzo di elementi nutritivi accumulati in precedenza. In pratica, alla ripresa vegetativa, si avrà un tappeto erboso subito reattivo e un top soil ricco di sostanza organica, che andrà ad ottimizzare la classica concimazione azotata minerale, minimizzando le perdite e aiutando a trasformare immediatamente l’azoto minerale in azoto nitrico (e in parte ammoniacale), che è la fonte principale assorbibile dalle piante, grazie soprattutto alla presenza della flora batterica, derivante dalla sostanza organica.
Fornendo sostanza organica, di solito, non si ha una percezione visiva, come si può avere con un classico concime minerale azotato, ma lavora in SILENZIO, sotto traccia, proprio per aiutare il terreno circostante, ad assimilare al meglio i macro e micro elementi, che si cedono con i vari concimi minerali.
Ma quanta sostanza organica dobbiamo somministrare e quanto azoto dobbiamo dare al nostro tappeto erboso per avere questo effetto?
Dipende sempre dal tipo di top soil che si va a prendere in considerazione. Quindi partire sempre dall’analisi del terreno è sempre buona cosa, per vedere se si deve lavorare sulla flora batterica (tramite sostanza organica) o sulla somministrazione di azoto minerale (concime minerale). Importante è quindi capire che tipo di rapporto C/N abbiamo nel nostro terreno.
Vi rammento che il rapporto C/N è il rapporto percentuale tra il contenuto di CARBONIO (che può derivare dall’apporto di zuccheri per esempio) e il contenuto di AZOTO (come le proteine) presenti all’interno della sostanza organica del terreno.
Quindi una volta fatte le analisi del terreno, possiamo dedurre che tipo di concimazione (minerale o organica) utilizzare per mantenere un rapporto C/N di circa 9-12 che è l’espressione di uno stato di equilibrio e salute del suolo, che occorre raggiungere e mantenere.
Se per esempio avessimo un rapporto minore di 9, vuol dire che abbiamo poca sostanza organica e molto azoto, derivante anche dalle concimazioni classiche (C/N basso, quindi più azoto e poco carbonio). Questo comporta che i batteri, che degradano la sostanza organica (processo di mineralizzazione), avendo molto cibo a disposizione (azoto), lavorano molto velocemente, avendo un metabolismo accelerato e quindi si ha una mineralizzazione e quindi degradazione veloce della sostanza organica e quindi un grande rilascio di azoto, ma anche, una grossa perdita di sostanza organica nel terreno, con tutte le conseguenze del caso.
Si verifica quindi, una eccessiva produzione di azoto organico mineralizzato, ed un impoverimento della flora batterica e se non ha dove immagazzinare l’azoto, la pianta lo espelle sotto forma di zuccheri (guttazione) e viene dilavato via.
Un rapporto invece maggiore di 12, sta a significare che avremo poco azoto e molta sostanza organica. In questo caso, vista la scarsa presenza di azoto, non si riesce a nutrire la flora batterica adeguatamente.
Allora i batteri, non nutrendosi, non hanno sufficienti energie per degradare la sostanza organica e sottrarranno quindi al terreno (o nelle riserve dei rizomi), azoto sotto forma ammoniacale e nitrica, mandando ancor di più in STRESS NUTRIZIONALE le piante (processo di AMMONIZZAZIONE).
In questo caso, si preferisce alimentare il terreno con azoto a lenta cessione, per aiutare appunto i batteri a degradare la sostanza organica, più velocemente e a creare RISERVE nei rizomi, che verranno sfruttati alla ripartenza primaverile.
Quindi il segreto, per “forzare” a fare riserva di nutrienti in autunno e avere una ripresa vegetativa al TOP, è quello di somministrare sostanza organica al terreno e contemporaneamente, apportare azoto minerale (dato dal concime a lenta cessione o cessione programmata) per far sì che la pianta, non trovando nutrizione, eviti di attingere dalle riserve (per cercare di far lavorare la flora batterica) e quindi evitare uno stress nutrizionale, soprattutto quando il consumo di energia chimica è proporzionale all’attività metabolica in essere e quindi dalle temperature.
Se per esempio, ci troviamo di fronte ad un inverno poco rigido, se la pianta, fosse stata nutrita solo dalla sostanza organica, avrebbe dovuto per forza attingere dalle riserve accumulate, visto il deficit di azoto minerale a disposizione, trovandosi poi completamente “spompata” alla ripresa vegetativa.
DA QUI LA NECESSITÀ DI APPORTARE SOSTANZA ORGANICA MA DI ALIMENTARLA CONTEMPORANEAMENTE CON AZOTO.
Si tratta di mantenere il GIUSTO EQUILIBRIO, tra sostanza organica e azoto minerale (Il famoso C/N 10), con formazione di HUMUS stabile nel tempo.
Quale tipo di sostanza organica posso utilizzare per fare riserva? Vegetale o animale?
La sostanziale differenza tra concime organico animale (letami maturi essicati o pollina, sangue secco etc) e concime organico vegetale (panelli, borlande, biomassa da micelio etc), sta nella capacità di quest’ultimo a formare humus più stabile (duraturo) nel tempo, perché avendo di norma rapporti più alti di C/N, la sua trasformazione (l’humus che si degrada per formare azoto e altri composti previsti dalla mineralizzazione) sarà più “dolce” e lenta e quindi l’humus rimarrà nel terreno più a lungo.
Di contro, i concimi organici animali, che hanno in genere un C/N basso , formano si l’humus, ma non sarà molto disponibile nel terreno, perché subito degradata dai batteri che, avendo a disposizione molto azoto, saranno molto attivi nel degradarlo velocemente e quindi avremo un rilascio importante di azoto nell’immediato (che poi l’eccesso sarà lisciviato nell’ambiente).
Un buon compromesso potrebbe essere, la somministrazione di un concimi organo – minerale in autunno, dove viene apportata sia la sostanza organica, sia l’azoto minerale.