TIPOLOGIE DI PRATO: COME SCEGLIERE LA SPECIE CORRETTA
Il periodo della semina è un momento magico per il prato: autunno e primavera per quanto riguarda le microterme o la primavera inoltrata a favore delle macroterme, trasformando i nostri giardini in distese di verde. A volte capita però, forse troppo spesso, che la magia duri poco. Succede infatti che, dopo qualche tempo, comincino ad arrivare i primi problemi: il prato si dirada, compare il muschio, le infestanti colonizzano il terreno e rimane ben poco del lavoro svolto in precedenza. Questo può dipendere sicuramente dall’errata gestione del tappeto erboso, ma a volte anche dalla semina di una specie non adatta sul nostro prato. Acquistare scatole di semi, senza sapere se le specie all’interno sono adatte al nostro spazio, è una pratica molto comune ma agronomicamente errata, oltre che una scelta non economica in termini di denaro e fatica.
A nessuno verrebbe in mente di piantare un orchidea in giardino o di tenere in casa un olivo. Per il prato funziona esattamente allo stesso modo. Una specie che ha bisogno per sopravvivere di otto ore di luce diretta al giorno, non può essere seminata in ombra e neanche dove riceve quattro ore di irraggiamento, perché potrebbe diradarsi notevolmente nel tempo. Teniamo questo articolo come vademecum, prima di intraprendere una semina, in modo da non commettere gli stessi errori fatti in passato.
FATTORI AMBIENTALI: LE TEMPERATURE
La zona climatica è uno dei fattori fondamentali nella scelta della specie e quindi parliamo di temperature. L’Italia è una penisola lunga e stretta e con climi e microclimi molto differenti all’interno della stessa (Figura 1). A pochi km di distanza, si possono verificare differenze climatiche notevoli, questo perché anche l’altitudine è una variabile importante. Le catene montuose, quali le Alpi al nord Italia e gli Appennini, che si estendono in discesa verso il sud Italia, concorrono a variabili fatte di altitudini differenti e quindi di temperature diverse. Ogni specie raggiunge la sua massima espressività nella corretta area geografica. Le specie alloctone o naturalizzate, sono le specie che, per mano dell’uomo in comportamento voluto o accidentale, sono state trasferite dal proprio territorio ma prosperano nel luogo di impianto, mentre le specie autoctone o native, sono specie originarie del luogo, che si sono evolute in loco. Le specie da tappeto erboso si dividono principalmente in due gruppi ed ogni pianta esprime il meglio di sé quando è collocata in una zona simile a quella di origine oppure si è adattata talmente bene da prosperare.
Figura 1. Suddivisione delle varie aree geografiche italiane
L’Italia viene definita nella maggior parte della sua area, in una zona di transizone. La transition zone, come la chiamano in USA, è la zona centrale tra la fascia artica e quella sub tropicale. In questa zona è possibile seminare sia le specie microterme che le specie macroterme, tenendo sempre conto dei parametri ambientali e climatici o di temperatura ideali per le specie. Essendo comunque una penisola allungata, che si estende per oltre 1200 km, dove da nord a sud sostanzialmente le temperature sono molto differenti tra loro, possiamo fare una distinzione tra: “Cool season zone“, quindi una zona più fresca, dove si preferisce la semina per lo più di specie microterme (parlando del nord italia) e la “Warm Season zone“, quindi una zona più calda ,dove sarebbe meglio puntare sulle specie macroterme (parlando del pieno sud Italia). Nell’immagini sottostanti (figura 2), possiamo notare nella prima immagine la divisione delle zone climatiche tra zona fredda (cool zone), zona di transizione e zona calda (warm zone) Nella seconda immagine, se si sovrappone il disegno, si comprende come è posizionata la nostra penisola a secondo della classificazione delle zone denominate in precedenza.
Figura 2. Transition Zone
LE SPECIE DA TAPPETO ERBOSO: Microterme vs Macroterme
Le specie da tappeto erboso si dividono principalmente in due macrogruppi, che si differenziano tra loro, a secondo del ciclo fotosintetico delle stesse:
- Le microterme
- Le macroterme
Le specie microterme, che si trovano sul mercato e che possiamo seminare nel nostro tappeto erboso sono le seguenti :
- Festuca arundinacea
- Festuche fini, rubra commutata, rubra trichopylla e ovina.
- Lolium perenne o loietto
- Lolium multiflorum
- Lolium tetraploide
- Poa pratensis
- Poa Trivialis
- Poa annua
- Poa supina
- Agrostis Stolonifera
Le specie microterme generalmente, sono particolarmente avvantaggiate da climi più miti ma soprattutto, aspetto da verificare sempre, sono le temperature estive e cioè quando il loro ciclo fotosintetico (C3) entra in difficoltà. Le microterme prediligono temperature tra i 12 e i 27 gradi circa, raggiungendo il loro massimo splendore, in media, in primavera e in autunno, a seconda della zona climatica.
In Trentino, per esempio, sarà prolungato il loro periodo di benessere, mentre in Sicilia, un range di temperature con media di 18/20 gradi è sicuramente più corto e sarà invece sfavorevole il caldo prolungato nel tempo a partire dalla primavera, contando anche le massime temperature estive a cui si sottopone la pianta.
Figura 3. Ciclo vegetativo delle microterme
Come possiamo vedere dalla figura 3, le microterme hanno due cicli vegetativi importanti annuali, primavera ed autunno.
LA FESTUCA ARUNDINACEA
E‘ la cosiddetta “macroterma delle microterme“. Infatti con il suo apparato radicale profondo resiste molto bene allo stress idrico e alle alte temperature, ma non tollera particolarmente quelle basse. Inoltre, tollera parzialmente l’ombreggiamento, a seconda della cultivar. In Italia sono state importate moltissime varietà e la scalata genetica che ha affrontato la festuca dagli anni ’90 ad oggi, è impressionate. Su questa specie, si è puntato molto, proprio per favorire delle specie sostenibili a livello di gestione delle risorse idriche. Non tollera in particolar modo il calpestio intenso e l’altezza ideale in genere è tra i 5 e 7 cm. Le varietà di ultima generazione, sono molto performanti, come la 4th Millenium, una festuca arundineacea a foglia fine di colore scuro, che risulta essere al top della classifica NTEP. Se avete una zona al sole al nord, centro Italia ma anche al sud e volete puntare ad un tappeto di microterme, che richiede limitate risorse idriche e che richiede una media/bassa manutenzione, la festuca arundineacea fa davvero al caso vostro.
LE FESTUCHE DA OMBRA
Le festuche fini, ovine, rubra commutata o rubra trichopylla al contrario dell’arundinacea, sono impiegate per lo più in zone ombrose, zone di montagna e resistono bene a temperature minori, ma con estati non troppo calde. Con una zona particolarmente ombreggiata, scegliete un mix con all’interno queste specie, soprattutto se avete meno di 3 o 4 ore di luce diretta. Sono specie che non tollerano molto bene il calpestio e tagli bassi, ma inerbiscono bene e se gestite correttamente, a partire dal substrato che deve essere drenante, possono dare soddisfazioni anche con poca nutrizione.
I semi generalmente, germinano dopo anche 20 giorni dalla semina e in genere si trova in miscele con lolium perenne, per mediare e abbassare il rischio d’insediamento delle erbe infestanti.
IL LOLIUM PERENNE
E’ una pianta usata di solito in mix con festuca o con poa pratense. E‘ usata particolarmente nello sportivo, per merito della sua tolleranza al calpestio e alla velocità di germinazione (3/4 giorni). Per merito di questa sua peculiarità, si trova nei mix di rigenerazione, per garantire una chiusura degli spazi aperti nel più breve tempo possibile. Non tollera assolutamente il ristagno idrico e predilige altezze nell’ornamentale, tra i 30 e i 50 mm. E’ una specie ad alta manutenzione, che richiede comunque cura, acqua e concimazioni. Può essere usata in zone di montagna, anche se tollera meno il freddo rispetto ad una festuca fine, ma con estati non molto caldi, in quanto soffre particolarmente le alte temperature, ma si trova a suo agio con il sole pieno.
Per una semina ed un prato duraturo, consiglio di valutare molto attentamente l’esposizione e la zona di residenza. In mix con la poa pratense, genera un tappeto erboso di altissimo livello estetico e performante. Il vantaggio è che, in caso il lolium abbia problematiche estive, la poa riuscirà a colonizzare anche i suoi spazi, se nutrita a dovere. Il loietto tetraploide o multiflorum viene generalmente utlizzato nelle trasemine invernali, su macroterme come il Cynodon o il Paspalum Vaginatum.
Ai primi caldi le macroterme colonizzeranno il lolium, per via della sua decadenza alle alte temperature.
LA POA PRATENSE
La Poa pratense si trova generalmente in mix con tutte le microterme (a parte l‘agrostis), per merito della sua capacità di colonizzazione degli spazi, essendo una pianta rizomatosa, è in grado di riparare e chiudere aree vuote e avere un prato denso.In un prato con animali, con essenze microterme, al sole o misto, non può mancare questa specie nel vostro prato. Nel più delle volte si trova nei classici mix 90/10 con il suo 10% di peso (e non numero) all’interno del sacco.
Questo non vuol dire che il tappeto erboso sarà successivamente composto da solo il 10% di poa. Questo perchè, essendo i semi della poa pratense molto piccoli, alla fine della semina avremo un tappeto erboso composto da circa, metà festuca o loietto e metà poa pratense. E’ consigliato prima di seminare il mix in questione, agitare bene la scatola per una semina omogenea.
Alla Poa pratense, piace il sole, è una specie molto performante che da grandi soddisfazioni e rende il tappeto erboso più fitto e più resistente. Attualmente alcune nuove cultivar sono parzialmente tolleranti all’ombreggiamento, ma a discapito della perfomance della pianta. Ha radici più superficiali, ed è una pianta che richiede generalmente più acqua e più concimazioni, ad esempio di una festuca, ma ha un’ottima tolleranza agli stress idrici grazie ai suoi rizomi. Il tempo di insediamento della Poa Pratensis è abbastanza lungo, se seminata in periodi ottimali germina in circa 7/10 giorni, ma lo sviluppo della pianta è molto lento. Seminare in un periodo non idoneo può essere un rischio, per via della radice poco profonda della nuova pianta.
Resiste molto bene a temperature fredde e può essere seminata in zone montuose ad intenso traffico.
AGROSTIS STOLONIFERA
E’ una pianta che andrebbe seminata in purezza e che richiede la più alta manutenzione tra le microterme. Generalmente è usata nei golf, con tagli in altezza da 6- 10 mm. Questa specie va gestita con macchinari elicoidali e tagli frequenti, operazioni di areazione, sabbiature e una certa cura e gestione, non adatta ai neofiti o chi non ha molto tempo da dedicare. Una pianta prostrata, che si allarga tramite stoloni e che forma un tappeto finissimo e compatto.
Le specie macroterme principalmente utilizzate sono :
- Cynodon Dactylon
- Zoysia Japonica
- Zoysia Matrella
- Zoysia Innovation
- Zoysia Tenufolia
- Paspalum vaginatum
- Stenothaprum Secundatum
- Dichondra Repens
- Pennisetum Clandestinum
Le macroterme, con un ciclo fotosintetico differente dalle microterme, sono avvantaggiate dalle alte temperature, ovvero cominciano a vegetare con temperature superiori ai 20 gradi e resistono tranquillamente a massime sopra i 40 (Figura 4)
Figura 4. Ciclo vegetativo delle macroterme
In Trentino ad esempio, lo Stenothaprum non può essere impiantato, poiché con le temperature prolungate sotto lo zero termico soccomberà, mentre in Sicilia, è una pianta che, se gestita bene e se le temperature lo permettono, fatica ad andare in dormienza invernale.
Questo esempio fa capire quanto è importante conoscere la specie che si desidera inserire, prima dell’impianto e prima di trovarci, solo dopo aver effettuato tutto il lavoro, con una pianta che proprio in quel luogo, se siamo fortunati, sopravviver di stenti. Sono le esigenze della pianta stessa che possono essere ”modificate” o meglio ambientate, ma sempre rispettando il range climatico di sopravvivenza, poiché le piante adattate, hanno bisogno di solito di una manutenzione più elevata, per contrastare la problematica delle temperature o un clima non propriamente idoneo. Può anche succedere, come nell’esempio precedente, che la pianta a volte non si adatti proprio e muoia.
Sostanzialmente tra le macroterme stesse, ma anche tra le microterme, vi sono differenze abissali a livello di caratteristiche morfologiche, di resistenza al freddo, tolleranza all‘ombra, al calpestio, alla siccità, alla salinità o sodicità del suolo, al green up, alla dormienza e moltissimi altri fattori che, andrebbero presi tutti in considerazione, prima della semina o della posa.
Non stiamo parlando di un inerbimento qualsiasi, ma di uno studio vero e proprio, che porta poi alla consapevolezza di quale prato meglio si adatti al nostro spazio, quanto e come andrà gestito.
ALTRI FATTORI DA CONSIDERARE
L’esposizione:
Oltre alle temperature, l’esposizione è molto importante, in quanto, come già specificato in precedenza, le specie da sole non possono essere seminate o posate in ombra totale o parziale. Sommariamente, con esposizioni da 8 ore di luce diretta, possono essere seminate tutte le specie presenti, micro e macroterme, sempre con un occhio alle temperature, quindi alla zona di residenza per la scelta. Con esposizioni di 5/6 ore di luce, la festuca, la poa pratense e il loietto, per quanto riguarda le microterme. Il gramignone (Stenothaprum), la Dichondra, la Zoysia Innovation, per quel che riguarda le macroterme. Sotto le 4 ore saranno preferibili specie più tolleranti all’ombra come le festuche fini o ovine. Mentre le macroterme non sono consigliate, poiché non ricevono abbastanza luce diretta.
Non prendo in considerazione il Paspalum Notatum come specie da tappeto erboso.
La vicinanza a zone costiere
Un parametro che è da tenere in considerazione, in quanto i terreni possono essere sia salini che sodici. Inoltre è da valutare anche le acque irrigue, che possono avere una conducibilità elettrica elevata. Questi fattori sono da tenere molto bene a mente, in quanto alcune specie non tollerano assolutamente queste caratteristiche. Saranno in queste condizioni da preferire specie macoterme come il Paspalum Vaginatum o la Cynodon.
La zoysia, è definita parzialmente tollerante ed entreranno in questione altri parametri da analizzare, ma anche la cultivar stessa. Ovviamente, è da tenere sempre in considerazione l’esposizioni e le eventuali piantumazioni, in quanto non tollerano particolarmente l‘ombreggiamento La specie microterma in genere che tollera meglio la salinità è la festuca arundinacea, ma mai come le macroterme indicate prima.
L’approvvigionamento idrico:
E’ fondamentale sapere e capire, se non abbiamo molta acqua a disposizione, scegliere sempre, compatibilmente con la zona climatica, la Cynodon o la Festuca Arundinacea, che sono le due specie che tollerano meglio gli stress idrici, per quanto riguarda macro e microterme. Tra le due specie pocanzi citate, la Cynodon è in assoluto la migliore, sotto ogni punto di vista e se bagnata poco e concimata il giusto, la sua gestione si riduce notevolmente.
Il tipo di utilizzo del tappeto erboso:
Le domande che ci dobbiamo porre, prima di capire che tipo di tappeto erboso seminare, sono:
E’ per uso sportivo, oppure ornamentale o per un parco pubblico? Quanto verrà calpestato?
Tenendo sempre di base il parametro, zona climatica ed esposizione, scegliamo una specie come la poa pratense e il lolium, per quanto riguarda le microterme, per un utilizzo sportivo e quindi ad alto calpestio o per tappeti di pregio, applicando una gestione consona alle due specie così performanti.
Se devo inerbire un parco pubblico, un mix di microterme, anche con poa annua che si autorigenera, oppure su specie macroterme, possiamo scegliere lo Stenothaprum, per un aspetto migliore e una manutenzione medio bassa.
La dormienza invernale:
Un altro aspetto da valutare, in base alle preferenze. Teniamo conto anche che, su alcune macroterme, è possibile traseminare in inverno, aumentando comunque costi e gestione.
Casa al mare o seconda casa in montagna: un prato da vivere pochi mesi l’anno:
Le microterme in estate ed inverno vanno in quiescenza vegetativa, ma non in dormienza, mentre le macroterme iniziano il loro ciclo in tarda primavera, fino a fine estate. Puntiamo su piante a bassa manutenzione come la Zoysia o la Festuca arundinacea, sempre compatibilmente con i parametri espressi in precedenza e cioè le temperature e l‘esposizione.
La struttura del suolo e il suo pH:
Sono parametri importanti che possono influenzare la gestione del tappeto erboso che andrà ospitare. Il pH deve essere, nè troppo acido o troppo alcalino e il suolo possibilmente drenante, per quasi tutte le specie da tappeto erboso.
Tempo da dedicare al tappeto erboso:
Se abbiamo poco tempo a disposizione da dedicare al tappeto erboso, non seminiamo specie troppo performanti come poa pratense, o mix con loietti o peggio ancora l’agrostis, ma piuttosto la festuca in purezza, che si può gestire con poco concime e relativamente poca acqua. Scordiamoci la Cynodon o il Paspalum, piuttosto puntiamo su Zoysia, Pennisetum o Steno. Se ci piace la foglia larga anche la Dhicondra Repens, che generalmente, vuole pochi tagli.
La prossima volta, prima di comprare il SEME SUPER SPRINT che germina in 4 giorni, giriamo la scatola, valutiamo cosa c’è all’interno e capiamo se vale la pena attendere 3 o 4 giorni in più per avere un prato più duraturo, adatto alla nostra zona e che fa al caso nostro.